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DSA e pirateria audiovisiva: obblighi KYBC vengano estesi a tutti gli intermediari e non solo ai marketplace

DSA e pirateria audiovisiva: obblighi KYBC vengano estesi a tutti gli intermediari e non solo ai marketplace

L’Appello al Parlamento e al Consiglio Europeo di 80 associazioni ed aziende internazionali ed italiane rappresentanti dell’industria culturale ed audiovisiva

Servono, responsabilità inclusiva, da parte di tutti i soggetti che a vario titolo operano sul web, ed approcci ed obblighi adeguati, come il KYBC – Know Your Business Customer, per contrastare in modo diretto ed efficace il fenomeno della pirateria digitale, uno tra i principali freni nello sviluppo dell’industria culturale e audiovisiva nonché mina vagante nei confronti dei consumatori e degli utenti del web in termini di sicurezza, violazione della privacy, furto di dati e phishing. È questa la sintesi di una lettera appello inviata quest’oggi da 80 tra associazioni ed aziende rappresentanti dell’industria culturale ed audiovisiva italiana ed internazionale ai membri del Consiglio e del Parlamento Europeo.

In particolare la missiva inviata a Bruxelles pone l’attenzione sul fatto che nel Digital Services Act (DSA), lo strumento del KYBC – Know Your Business Customer, che attraverso un reale tracciamento alla fonte di informazioni utili ad indentificare il business del richiedente ed evitando il proliferare di gruppi criminali che lucrano violando la legge risulta efficace per combattere l’anonimato di chi opera illegalmente sul web, possa essere esteso a tutti gli intermediari, e non solo verso chi opera sui marketplace online come invece proposto nell’articolo 22 dalla Commissione UE.

Se così non fosse, si legge nella lettera inviata ai vertici europei, si renderebbe meno efficace l’azione di contrasto al fenomeno della pirateria che negli anni si è evoluta tecnologicamente rendendo più difficoltose le attività di enforcement.

Secondo gli ultimi dati legati alla pirateria in Italia, rilevati da Ipsos per FAPAV, la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, emerge chiaramente come gli italiani dalle proprie abitazioni abbiano compiuto nell’ultimo anno, complice il lockdown, molti atti illeciti per fruire di film, serie, programmi ed eventi live anche sportivi. Complessivamente si stima che gli atti di pirateria durante il lockdown della scorsa primavera siano stati 243 milioni contro i 69 milioni di un bimestre medio riferito al 2019. Se il fenomeno della pirateria dei contenuti da sempre rappresenta per l’industria e per il Sistema Paese un danno rilevante che contrae investimenti e causa perdite di posti di lavoro (nel 2019 la ricerca Ipsos stima in oltre 414 milioni gli atti di pirateria compiuti con un danno economico per l’industria audiovisiva pari a 591 milioni di euro e per l’economia italiana di 449 milioni di euro, con 5900 posti di lavoro a rischio a causa del fenomeno), nell’ultimo anno sono aumentati in modo esponenziale tutti i reati di carattere informatico così come le frodi online: in questa direzione è cresciuto anche il fenomeno dei domini ingannevoli. Tutto questo ha generato riflessioni e strategie inclusive da parte dei rappresentanti dell’industria e delle istituzioni, al fine di innalzare il livello di protezione verso le imprese e i consumatori da rischi connessi alla violazione della privacy, al furto di dati sensibili oltre che al “crash” di infrastrutture informatiche maggiormente esposte dai comportamenti illeciti.

Riteniamo – spiega Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale della FAPAV – che mantenere aperto il confronto con le Istituzioni Europee sul tema della lotta alla pirateria sia fondamentale soprattutto in questo momento in cui si stanno definendo gli aspetti legati al Digital Services Act. Gli appelli inviati a Parlamento e Consiglio Europeo, che abbiamo firmato assieme a numerosi ed importanti rappresentanti e stakeholder dell’industria culturale ed audiovisiva italiana ed internazionale, rappresentano una voce univoca rispetto ad un approccio concreto ed efficace, di visione e di azione, nel contrasto all’illegalità in rete, con un coinvolgimento attivo nelle attività di contrasto da parte di tutti gli intermediari che operano a vario titolo sul web. Il Know Your Business Customer, che costituisce uno strumento capace di proteggere con più efficacia chi opera legalmente contrastando chi al contrario ha intenzioni illegali, è sempre più decisivo in un momento come quello attuale in cui le attività di tutela assumono un ruolo ancora più strategico al fine di garantire il massimo sostegno al rilancio dell’industria audiovisiva nella fase di ripartenza e riapertura dopo la pandemia. Si tratta di tutelare oltre che le industrie culturali anche i cittadini e la loro sicurezza sul web. La partita è ancora aperta, l’auspicio è che si continui a lavorare in modo sinergico e inclusivo permettendo all’intera filiera dei contenuti audiovisivi di proseguire a sviluppare prodotti e servizi frutto di talento, creatività e ingegno, senza dover continuamente combattere contro l’illegalità diffusa”.

 

Per conoscere nel dettaglio lo strumento KYBC clicca quihttps://www.kybc.it/

In allegato le lettere inviate

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