Il nuovo pirata digitale è maschio, lavoratore autonomo e istruito. Ma il fenomeno è trasversale, con 2 italiani su 5 che piratano film, serie o programmi tv
IL NUOVO PIRATA DIGITALE È MASCHIO, LAVORATORE AUTONOMO E ISTRUITO
MA IL FENOMENO È TRASVERSALE, CON 2 ITALIANI SU 5 CHE PIRATANO FILM, SERIE O PROGRAMMI TV
I MANCATI INCASSI SFIORANO I 700 MILIONI DI EURO, IL DANNO AL PIL SUPERA I 400 MILIONI
La ricerca FAPAV/Ipsos sulla pirateria audiovisiva in Italia evidenzia un trend complessivo in leggero miglioramento, con la pirateria digitale in aumento e il crollo di quella fisica e indiretta. Il danno complessivo all’economia italiana è stimato in 1,2 miliardi di euro mentre sono 6.500 i posti di lavoro persi
Roma, 5 giugno 2017 – L’evoluzione tecnologica negli ultimi anni ha cambiato le modalità di offerta e di fruizione dei contenuti audiovisivi. Da un lato è cresciuta l’offerta legale, dall’altra è aumentata la consapevolezza che fruire illegalmente di film, serie TV e programmi televisivi rappresenta un reato.
In questo scenario si collocano comportamenti che in parte rientrano in una consuetudine di pensiero in cui viene tollerato un reato purché non sia grave, tanto più se circoscritto in un contesto come internet troppo spesso percepito come luogo dell’impunità.
La pirateria, oggi 2.0, ha cambiato pelle, diventando più sofisticata, più radicata e soprattutto un fenomeno riconducibile non solo ad un determinato ambiente sociale oppure a difficoltà di carattere economico.
FAPAV – Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali – ha voluto capire in profondità le evoluzioni della pirateria audiovisiva in Italia, commissionando alla società Ipsos, una ricerca dedicata che, per la prima volta, ha preso come campione rappresentativo anche una fascia di età molto bassa, ovvero 10-14 anni, per poi analizzare il segmento di popolazione più adulta che va dai 15 anni in su.
“I dati presentati oggi – ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – evidenziano come a fronte della naturale evoluzione del mercato audiovisivo, con una sempre più ampia e diversificata offerta legale di contenuti, frutto di un investimento rilevante dell’industria verso le nuove tecnologie, si sia evoluta anche la pirateria e il livello culturale e di competenza tecnologica di chi compie atti illeciti. L’indagine ci dice che non possiamo abbassare la guardia, che dobbiamo lavorare sempre di più e con maggiore determinazione sul fronte della comunicazione e della sensibilizzazione, soprattutto nei confronti dei nativi digitali. Occorre puntare principalmente su due livelli: da un lato la consapevolezza sulla percezione del reato e dall’altro, in una prospettiva di crescita del mercato, una maggiore responsabilizzazione degli intermediari del web. L’impianto normativo oggi esistente in Italia è ancora valido, va solo applicato e implementato con forza da tutti quanti: Autorità, Forze dell’Ordine, Magistratura e Operatori”.
Il consumo illecito dei contenuti: cresce la pirateria digitale
Il primo dato allarmante, se si considera il totale della popolazione italiana, è quel 39% di persone che almeno una volta nel 2016 ha guardato illegalmente film, serie TV o programmi televisivi e di intrattenimento. Nel complesso si stimano quasi 669 milioni di atti di pirateria compiuti.
I film sono il contenuto piratato più spesso e dal maggior numero di persone: il 33% della popolazione adulta, con oltre 370 milioni di atti di pirateria (oltre la metà del totale stimato di atti). Nonostante sia il più diffuso, il fenomeno della pirateria di film risulta inferiore rispetto a sei anni fa: -4% (era 37% nel 2010) e -3% in termini di atti.
Sono aumentati nettamente i pirati di serie e di programmi televisivi: nel 2010 erano, rispettivamente, il 13% e l’11% della popolazione, oggi il 22% e il 19%.
La tipologia di pirateria più diffusa è quella digitale, che coinvolge il 33% della popolazione italiana e mostra un trend in crescita rispetto a sei anni fa. Questo andamento è particolarmente evidente guardando alle stime degli atti di pirateria di film: tra il 2010 ed oggi si è assistito ad un aumento del 78% degli atti di pirateria digitale. Al contempo sono diminuiti dell’81% e del 50%, rispettivamente, gli atti di pirateria fisica e indiretta.
Per scaricare le serie TV, il ricorso a siti BitTorrent è diffuso tanto quanto il download da Cyberlocker (57%) mentre i software P2P (peer-to-peer) sono fonte per serie TV solo per il 28% dei pirati. Per i film appare maggiormente diffuso il download da internet (Cyberlocker 59%), senza ricorso a BitTorrent o P2P (54% e 24%, rispettivamente). Per lo streaming, sia di film sia di serie TV, i siti web collegati ai Cyberlocker sono la fonte principe (93%): la ricerca dei siti avviene per lo più attraverso i motori di ricerca online (56%) o grazie al passaparola di amici/conoscenti (42%). Lo streaming attraverso IPTV, seppur fenomeno marginale, appare più diffuso tra i pirati di serie TV (16% vs. 12% tra i pirati di film).
La pirateria audiovisiva “under 15”: 1 ragazzo su 2 guarda contenuti pirata
Se tra gli adulti i pirati risultano essere il 39% della popolazione, tra i più giovani la percentuale è superiore: 1 ragazzo su 2 tra i 10 e i 14 anni dichiara di aver visto illegalmente negli ultimi 12 mesi almeno un film, una serie o un programma televisivo. La pirateria di film è sempre la più diffusa: nel complesso coinvolge infatti il 46% della popolazione tra i 10 e i 14 anni (vs. 28% programmi TV e 25% serie). Anche in termini di atti di pirateria il film è il contenuto più piratato dagli adolescenti, ma meno rispetto a quanto questo conti per gli adulti (46% degli atti vs. 56% per gli adulti). Relativamente alle diverse tipologie di pirateria, come per gli adulti, è la pirateria digitale a prevalere (45%): streaming in primis (34%), ma con un peso del prestito di copie digitali (19%) non molto inferiore al download/P2P (22%).
L’identikit del nuovo pirata digitale
Chi compie atti illeciti oggi ha un profilo molto ben delineato: è principalmente uomo (55%), lavoratore (54%), in posizioni direttive o autonome più frequentemente della media della popolazione italiana, con un titolo di studio mediamente più elevato (62% diplomati). Questo identikit “smonta” l’accezione comune che la pirateria derivi da oggettive difficoltà economiche. I pirati sono inoltre più giovani della media italiana, specie quelli digitali, e appaiono più “connessi e tecnologici”: lettori DVD e/o Blu-ray, smart TV e consolle per videogiochi connesse a internet sono strumenti che li caratterizzano più della media. Più degli altri sono inoltre coinvolti o interessati alle forme della cosiddetta “sharing economy” (crowdfunding, couch-surfing, car/bike-sharing, co-working, ecc).
La percezione dei pirati sui danni e i rischi
Intanto c’è una buona notizia: rispetto a 6 anni fa è aumentata tra i pirati adulti la consapevolezza che la pirateria è un reato, ed è cresciuta anche l’inclinazione ad adottare alternative legali “a pagamento”.
La strada è comunque ancora lunga: solo 1 pirata adulto su 4 (e 1 su 5 tra i più giovani) ritiene che piratare possa considerarsi un gesto grave. Le azioni deterrenti non bastano, soprattutto se si pensa, come dichiarato da oltre un terzo degli intervistati, che l’azione più frequente compiuta dai pirati davanti ad un sito oscurato è la ricerca su internet di un nuovo sito da cui scaricare/vedere il contenuto non originale.
Seppur la maggior parte dei pirati (soprattutto adulti) sia consapevole dell’illegalità del gesto che compie, meno della metà ritiene invece probabile essere scoperto e punito. Secondo i tre quarti o più dei pirati un sistema sanzionatorio (multe e/o denunce) capillare e credibile sarebbe una efficace forma di deterrenza.
L’oscuramento dei siti è un’altra tra le forme di deterrenza considerate più efficaci (77%) e che effettivamente risulta aver portato il 31% dei pirati che l’hanno sperimentato a rivolgersi almeno una volta ad alternative legali per la fruizione del contenuto che stavano cercando.
L’impatto economico sul sistema Paese
La pirateria dunque rappresenta un limite culturale ma anche e soprattutto un danno economico: nel complesso, l’impatto combinato della pirateria di film e serie si stima in circa 128 milioni di fruizioni perse nel 2016, pari ad un danno finanziario annuo per l’industria audiovisiva di circa 686 milioni di euro. Le ripercussioni per l’economia italiana nel complesso sono di diversa natura: si stimano 1,2 miliardi di euro di perdita in termini di fatturato delle aziende (non soltanto quelle dell’industria audiovisiva), che implicano una contrazione di PIL di circa 427 milioni di euro e 6.540 posti di lavoro persi.
LA RICERCA COMPLETA E’ DISPONIBILE NELL’AREA OSSERVATORIO
PER ULTERIORI INFORMAZIONI: info@fapav.it